Non voglio dimostrare nulla, voglio mostrare, questa non è che una delle tante frasi che il grande Federico Fellini ha pronunciato per spiegare il suo mondo, che lo ha portato varie volte a pensare che il vero uomo realista è l’uomo visionario. È lui di visioni ne ha avute e ne ha raccontate, nei disegni, per immagini, per parole. Il regista riminese ha talmente influenzato l’arte da portare alla coniazione, suo malgrado, del termine felliniano. E quando gli veniva chiesto se lo amava era solito rispondere Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo.
Gran parte del genio felliniano è nato a Rimini, nella sua città. Quella stessa città che è stata impressa in memorabili metri di pellicola ma nella quale non è mai stata posata la sua cinepresa. Sì perché non tutti sanno che la città di Rimini che si vede nei film di Federico Fellini è stata tutta ricostruita negli studi romani di Cinecittà.
La Rimini che ha visto il regista è in parte la Rimini che oggi vediamo, una città sospesa a metà tra la dimensione reale e quella onirica. È essa stessa una protagonista, piuttosto che lo sfondo delle storie che vengono raccontate nei film, anzi in molti casi è la città a muovere le storie in una direzione piuttosto che in un’altra.
Per Fellini sono due le anime della città. A monte della ferrovia c’è il centro storico, la città vera e propria con le sue piazze, la rocca, e le colline. Dall’altra parte c’è il mare, la spiaggia, il Grand Hotel. E’ una Rimini godereccia, scanzonata che si diverte. Nel centro c’è la stazione ferroviaria, il luogo della partenza e degli addii.
Piazza Cavour Rimini
Fulcro della città e centro nodale delle storie dei Vitelloni e dei personaggi di Amarcord è piazza Cavour, con la fontana della Pigna, la pescheria vecchia, il teatro e il palazzo dell’Arengo. Da sempre la pizza contende il primato di centro con Piazza Tre Martiri, un tempo dedicata a Giulio Cesare.
Del teatro Poletti rimane solo la facciata. Il resto è stato distrutto durante la guerra e ritirato su in fretta e furia. Ma l’ordine della piazza non ne viene toccato. Sul lato lungo della piazza opposto a quello della vecchia pescheria si trovano il Palazzo dell’Arengo, del Podestà e del Comune, le sedi del potere cittadino. Nella finzione scenica, piazza Cavour era il luogo di incontro dei Vitelloni. Qui abitavano i personaggi principali: il mite Moraldo (Franco Interlenghi), Fausto il seduttore (Franco Fabrizi) e l’infantile Alberto (Alberto Sordi).
Alle spalle di Piazza Cavour, dietro al Teatro, si trova la rocca malatestiana. Il castello, appena accennato in una scena di Amarcord.
Ma l’anima forse più cinematografica di Rimini è quella del mare, della spiaggia e dell’estate. Per cogliere davvero lo spirito della città, la natura che ha dato vita ai sogni e alle malinconie di Fellini si deve fare uno sforzo in più e venire al mare, sulla spiaggia, d’autunno o d’inverno con la nebbia, il cielo basso e grigio e le onde. Si stenta quasi a riconoscere lo stesso mare e la stessa spiaggia che hanno fatto da sfondo alle imprese dello zio Titta, il Pataca, il playboy che nelle calde notti estive passeggiava e amoreggiava con le turiste tedesche.
E poi c’è il Grand Hotel. Inaugurato nel 1908, e subito è diventato un simbolo della città e un luogo d’attrazione per tutto il paese e per i turisti. L’edificio, gli stucchi, le statue che lo abbelliscono, le cupole che lo sovrastavano, tutto dava vita ad un luogo incredibile, in cui poteva avvenire ogni cosa, una porta che metteva in comunicazione Rimini con l’oriente e con il mondo dei sogni e dei desideri. Nel luglio 1920 un incendio distrusse le due cupole ornamentali che sovrastavano il tetto, mai più ripristinate e altri danni arrivarono durante la seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti subiti dalla città.
Ma l’interno è rimasto lo stesso e si respira sempre una grandeur forse un po’ decadente, ma molto levantina e ricca di fascino. Ancora oggi le camere conservano gli arredi francesi e veneziani del XVIII secolo, il parquet e i lampadari veneziani dell’arredamento originale mentre nelle sale ristorante gli arredi, i dipinti e le luci rievocano l’atmosfera del passato.
Fellini nei murales nel Borgo San Giuliano
Oggi del rapporto tra Rimini e Federico Fellini rimangono alcuni segni più tangibili di altri:
– Da piazza Fellini (Marina Centro), sino a piazza Marvelli, le vie perpendicolari al mare sono state chiamate con i nomi dei film di Fellini.
– Sui muri del vecchio borgo dei pescatori – Borgo San Giuliano – sono affrescati i personaggi e le scene dei più importanti film di Fellini: Le notti di Cabiria, La dolce vita, La strada, ecc.
– La Fondazione Federico Fellini (via Nigra, 26) che raccoglie alcuni reperti del regista: costumi, elementi scenografici, disegni, scritti e molto altro e mette a disposizione degli appassionati e dei ricercatori un cospicuo materiale di documentazione.